Archivio

Il Centro di restauro archeologico nacque in seguito all’alluvione di Firenze del 1966, che, devastando il Museo Topografico dell’Etruria, impose la creazione di un centro specializzato per far fronte alle particolari esigenze di restauro archeologico. Soprattutto nell’ultimo ventennio del secolo scorso, il Centro si affermò sempre più, sia nel panorama nazionale che in quello internazionale, come un centro all’avanguardia per gli interventi sul patrimonio archeologico, tra cui si possono citare i restauri dei Bronzi di Riace, delle statue bronzee di Cartoceto, dei grandi bronzi del Museo Archeologico di Firenze (la Chimera e la Minerva di Arezzo, l’Idolino di Pesaro) e, sempre dello stesso museo, il Vaso François e il Sarcofago delle Amazzoni. Più di recente, sono da ricordare i restauri e le indagini diagnostiche sui reperti lignei delle navi romane di Pisa S. Rossore e sui resti delle necropoli etrusche di Sovana, Pitigliano, Chiusi e Sarteano. Con l’inizio del nuovo secolo, la riduzione del personale e delle risorse, ha portato alla chiusura della sede storica di via del Boschetto a Firenze, e al trasferimento presso la Soprintendenza degli archivi del Centro, oggi a Gonfienti.

Immagine dei faldoni di fotografie dell'archivio

A oggi, il lavoro di riordino ha permesso di raccogliere c. 11.000 negativi analogici (conservati sia come film che come stampe b/n, incollate su cartoni), c. 21.000 diapositive (di cui solo c. 2000 già digitalizzate), c. 50.000 immagini digitali, c. 3300 radiografie (di cui solo minima parte digitalizzata), c. 600 video e un numero ancora non quantificato di schede di restauro (cui corrisponde comunque un elenco che conta c. 4900 schede).

Scarica qui una presentazione dell’archivio, tratta da Tutela & Restauro 2021

Per informazioni: Stefano Anastasio (stefano.anastasio@cultura.gov.it)