Progetto espositivo e notizie relative ai documenti di maggior rilievo
A cinquant’anni dalla fondazione del Ministero, la mostra propone un percorso, costruito con il rigore delle fonti, per interrogarsi sulle origini e cogliere nelle scelte di allora ciò che può ancora informare il nostro tempo e guidare le strategie future. Al centro di quelle scelte, la mostra colloca la figura di Giovanni Spadolini, di cui si celebra per una felice concomitanza il centenario della nascita (21 giugno 1925), e lo fa con un taglio preciso: raccontare la genesi del Ministero attraverso il prisma delle intuizioni del suo ideatore e primo titolare, su incarico del presidente del Consiglio Aldo Moro.
La mostra si muove su due binari paralleli: da un lato ricorda l’uomo e lo statista, testimonia la passione di Spadolini per l’arte e la storia, e l’immissione di questa sua profonda erudizione nell’impegno politico in difesa del patrimonio culturale italiano; dall’altro ricostruisce questa osmosi nell’iter costitutivo del Ministero, con uno sguardo al dibattito politico e ai contributi provenienti dalla comunità scientifica, insieme alle reazioni della società civile.
L’esposizione si apre con una selezione di opere d’arte, oggetti, volumi e documenti, provenienti dall’abitazione del senatore sulle colline di Firenze, il Tondo dei cipressi, che oggi ospita la sua Fondazione. L’ambiente familiare è ricostruito attraverso l’esposizione di alcune foto di famiglia mentre la precoce inclinazione di Spadolini verso lo studio è attestata da un quaderno manoscritto del 1939 dove il senatore immagina la creazione di un “Ente statale per il miglioramento dei musei e delle biblioteche della Repubblica di San Marino”, insieme al libro di Vamba donato dal padre nel 1934, con una struggente dedica («Continua sempre a leggere con l’amore con cui leggi ora, ricorda sempre che leggendo impari, che la Storia è la Maestra della vita, e che sei così sulla buona via per arrivare ad essere quella grande Eccellenza… che dici sempre voler diventare! Con questo augurio, tesorino mio, e con tanti voti di bene, ti benedice e ti abbraccia con Mamma il tuo Babbino. 21 giugno 1934/XII»).
Tra le opere d’arte provenienti dalla Fondazione il ritratto della madre dipinto dal padre Guido (Lionella nello studio) e un dipinto di Gerolamo Induno che attesta la passione del senatore per i temi risorgimentali (Nella morte di Garibaldi, corteo commemorativo in Roma, 1882-1890).
Proprio Giovanni Spadolini ha voluto che la sua dimora a Pian dei Giullari continuasse a vivere come luogo di studio e trasmissione del sapere e da questa visione è nata la Fondazione Spadolini Nuova Antologia, creata nel 1980 con l’intento di garantire continuità alla storica rivista culturale da lui diretta per quarant’anni e di custodire il patrimonio raccolto nel corso di una vita. In mostra il Decreto di costituzione della Fondazione, firmato da Sandro Pertini il 23 luglio 1980.
Giovanni Spadolini e l’Ambiente Culturale
La vita di Giovanni Spadolini si intrecciò con alcuni dei momenti più significativi della storia d’Italia, dalla Resistenza alla nascita del Ministero per i beni culturali. La sua carriera iniziò nel giornalismo e la mostra indaga i legami intrecciati con intellettuali di grande calibro, tra cui lo scrittore Carlo Cassola, di cui l’Archivio di Stato conserva il fondo archivistico. In mostra la lettera inviata nelle vesti di Direttore del Corriere della Sera in cui Spadolini ringrazia lo scrittore per la collaborazione con il giornale (Lettera di Giovanni Spadolini a Carlo Cassola, 16 maggio 1968). L’influenza dell’ambiente culturale fiorentino, sua città di origine, è simboleggiato da una foto del 1947, proveniente dalla Fondazione, che lo ritrae con Giovanni Papini, Piero Bargellini e Ardengo Soffici, del quale è esposto in mostra un dipinto del 1951, donato dal pittore a Spadolini e oggi conservato a Pian de’ Giullari, Albereta (lecci sul mare).
Nel suo percorso editoriale, fu determinante anche la collaborazione con la Casa editrice Sansoni, una delle più prestigiose d’Italia, e il suo impegno per la cultura fu evidente anche nel lavoro con la storica rivista «Nuova Antologia», che riuscì a rilanciare grazie alla passione per il patrimonio storico e letterario italiano, ospitando firme di peso come quella del poeta Eugenio Montale in veste di saggista, del filosofo Eugenio Garin e del futuro ministro dei Beni culturali e ambientali Alberto Ronchey. Il dipinto Le lumache testimonia il rapporto con Renato Guttuso, mentre la serie di disegni appesi alla parete, come quello di Antonio Bueno, Bisogna proteggere i “bueni” culturali, utilizzato per l’immagine grafica della mostra, ci raccontano della popolarità raggiunta dal politico, vero e proprio “personaggio” nelle numerosissime vignette realizzare da Giorgio Forattini, del quale esponiamo l’ultima realizzata in occasione della morte, il 5 agosto 1994.
Il Ministero
Attraverso documentazione bibliografica e archivistica vengono raccontati gli anni che precedono l’istituzione del Ministero con il racconto del dibattito giuridico, politico e culturale, che ha accompagnato il lavoro delle commissioni incaricate di promuovere politiche pubbliche per la tutela del patrimonio culturale italiano. Tra queste i lavori della Commissione Franceschini (1964), confluite nei volumi Per la salvezza dei beni culturali in Italia, 1967; alcuni documenti dei protagonisti, come la relazione sulla situazione della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze inviata ai membri della commissione, o le voci di Antonio Paolucci, Massimo Pallottino e Giulio Carlo Argan, che si levano da riviste e giornali alimentando il dibattito pubblico sulla questione.
Una linea del tempo, fruibile anche in versione interattiva per approfondire le tematiche principali, mette a confronto la vita di Spadolini con l’evoluzione della tutela del patrimonio e avrà punti di contatto proprio nel corso degli anni Settanta, che risulteranno cruciali per lo sviluppo del Ministero.
A fare da filo rosso, nella disposizione dei documenti che ripercorrono la storia dei primi anni del Ministero, sono i concetti chiave dattiloscritti dallo stesso Spadolini negli Appunti per una “Dichiarazione” dei beni culturali, documento proveniente dalla Fondazione Spadolini esposto in mostra dal quale sono tratte definizioni e suggestioni che guideranno l’organizzazione del nuovo ministero.
Insieme ad oggetti iconici, come la Matita rosso-blu donata da Bruno Molajoli a Spadolini, nel novembre 1974, per correggere «gli “errori” – nei compiti della P.I. [Pubblica istruzione] e, Dio voglia, dei Beni Culturali» o la Cartella del ministro, utilizzata per il primo Consiglio dei Ministri, sono esposti i materiali a stampa che hanno segnato le tappe principali del percorso: la copia del Bollettino ufficiale con la legge di istituzione e la copia della Gazzetta contenente il primo regolamento di organizzazione, il d.p.r. 3 dicembre 1975, n.805, insieme alle pubblicazioni che illustrano il dibattito politico e le scelte fatte, come il volume Beni culturali: diario, interventi, leggi con dedica autografa di Spadolini (Vallecchi, 1976).
Le successive sezioni della mostra sono poi dedicatealle tre categorie di operatori su cui Spadolini ha modellato il nuovo Ministero, archivisti, bibliotecari e professionisti delle arti figurative e architettoniche che dovranno prendersi cura delle tre componenti principali del patrimonio: territorio e paesaggio, opere d’arte, fonti e documenti.
La tutela dei beni ambientali
In questa sezione viene analizzata l’evoluzione del concetto di “beni culturali ambientali”, che nel corso del tempo si sviluppa superando l’approccio estetizzante per includere dimensioni antropologiche, urbanistiche e ecologiche anche attraverso il contributo di associazioni come Italia Nostra che denunciando il degrado paesaggistico dovuto all’urbanizzazione, sollecita piani paesistici e la formazione di tecnici specializzati. In mostra alcuni numeri della rivista Italia Nostra che denunciano la situazione e lo schema di organizzazione della mostra itinerante Italia da salvare promossa nl 1967 dall’associazione insieme al Touring club.
Viene dato risalto all’evento tragico dell’alluvione di Firenze del 1966 che ebbe risonanza mondiale e contribuì al risveglio dell’opinione pubblica sui temi della tutela del patrimonio oltre a determinare la nascita del vero e proprio restauro moderno. In mostra documenti conservati nell’archivio dell’Istituto che attestano la solidarietà internazionale, attraverso lettere provenienti da diverse parti del mondo, e due esempi di opere colpite dall’alluvione provenienti dal nostro patrimonio archivistico: due quaderni manoscritti con coperta in pergamena dipinta, della seconda metà del XIV secolo, appartenenti al fondo del Capitano del popolo e difensore delle arti, un’antica magistratura fiorentina, la cui testimonianza è notevole anche per la storia dell’araldica, in virtù degli stemmi dei giusdicenti dipinti.
In mostra un quaderno restaurato grazie al contributo ministeriale e un altro ancora da recuperare, a testimonianza del grande lavoro fatto e di quello che ancora c’è da fare.
Le opere d’arte
I gravi fatti accaduti nei primi mesi del 1975 furono rivelatori della fragilità del patrimonio culturale. La notte del 6 febbraio 1975, dal Palazzo Ducale di Urbino sono trafugati tre dipinti, fra i massimi capolavori dell’arte italiana. Pochi giorni dopo, il 17 febbraio, un altro gravissimo furto interessa la civica Galleria d’arte moderna di Milano. In mostra viene dato conto dell’acceso dibattito scaturito sulla stampa nazionale (Urbino: ecco il furto del secolo, Gente, 17 febbraio 1975; Nessun allarme ha funzionato mentre i ladri saccheggiavano la galleria, l’Unità, 18 febbraio 1975) e sulle misure necessarie alla sua salvaguardia, tema particolarmente sentito da Spadolini, del quale si espone la sua dichiarazione su Come si devono difendere i beni culturaliin ribadisce la necessità di salvaguardare e valorizzare l’immenso patrimonio storico-artistico e architettonico in quanto fondamentale strumento per «…recuperare le dimensioni del nostro presente civile, della nostra identità di nazione». Le sue proposte si tradurranno nell’adozione delle leggi contenenti misure straordinarie per il patrimonio.
Si affronta poi il tema del complesso intreccio tra i beni laici e quelli ecclesiali al centro di riflessioni e di azioni. L’occasione per affrontare pubblicamente il tema è offerta nel 1975 dalla conclusione del restauro del chiostro di San Miniato al Monte, del quale si espongono materiali fotografici, lucidi e fotografie provenienti dall’archivio dei disegni della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e paesaggio di Firenze.
Fonti e documenti
La questione delle Biblioteche
La storia della tutela dei beni librari è presentata attraverso documenti e materiale a stampa soffermandosi sulla creazione del Servizio bibliotecario nazionale (SBN), che sarà destinato a unificare e automatizzare il sistema bibliotecario italiano. La Biblioteca nazionale centrale di Firenze gioca un ruolo chiave in questa innovazione, con sperimentazioni che risalgono agli anni Sessanta, e in mostra vengono esposte brochure e strumentazioni hardware come il Monitor Hantarex e l’unità Hard disk Honeywell che testimoniano un momento di grande innovazione nel percorso di tutela e modernizzazione delle strutture del Ministero.
La questione degli Archivi
La mostra si chiude con l’approfondimento della questione degli archivi in Italia, posti a partire dal 1874, sotto l’autorità del Ministero dell’interno. A conferma della doppia valenza degli archivi, tra tutela della memoria storica e esigenze di riservatezza dell’amministrazione statale, la questione della collocazione degli archivi ha sempre suscitato un ampio dibattito. La loro collocazione fu mantenuta dalle leggi archivistiche del 1939 e del 1963, ma negli anni Settanta si aprì una fase di profondo rinnovamento.
I documenti esposti testimoniano l’evoluzione della normativa di settore, a partire da un documento di Antonio Panella e dalla copia del progetto di legge sugli archivi appartenuto al Soprintendente archivistico Giulio Prunai, fino ad arrivare all’emissione del francobollo celebrativo dell’unificazione degli Archivi di Stato, emesso nel settembre del 1975 proprio sotto il Ministero di Spadolini.
Nel ripercorre l’attività del Ministero nella tutela del patrimonio, l’ultima vetrina illustra i risultati dell’applicazione della legge 512 del 1982, nota come legge Guttuso, che dando la possibilità di pagare alcune imposte mediante la cessione dei beni culturali, ha determinato l’arrivo, anche nel nostro istituto di documenti importanti come l’archivio Strozzi-Sacrati.
La mostra è accompagnata dalla proiezione di tre video provenienti dalle teche RAI che ci raccontano l’attività del Ministro: Sette giorni al Parlamento (1 mar. 1975), Settimo giorno (1975), Un patrimonio da salvare (23 lug. 2024)