A seguito di una serie di sopralluoghi effettuati a partire dall’agosto del 2020 dai funzionari della Soprintendenza archeologia belle arti e del paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato con i colleghi del Servizio Belle Arti del Comune di Firenze, per la verifica di sospette fessurazioni agli affreschi della Cappella Brancacci, si è accertato la presenza di porzioni di superficie pittorica che dovevano essere attentamente monitorate per la presenza di alcuni fenomeni di deterioramento particolarmente critici. Grazie alla sinergia fra Soprintendenza, Comune e il CNR -ISPC nel novembre dello stesso anno si è allestito un breve cantiere ed alzato il ponteggio per consentire ai tecnici della Sabap e del CNR-ISPC, di avviare una serie di indagini esplorative e conoscitive che hanno confermato la presenza di localizzati sollevamenti e cadute della pellicola pittorica e alcuni piccoli graffi. Inoltre è stata rilevata la presenza di gravi distacchi dell’intonaco pittorico dal supporto murario, in particolare nel riquadro mediano della parete destra della scena con La guarigione dello zoppo, quindi è stata indagata tutta la superficie pittorica con luce ultravioletta per comprendere meglio le caratteristiche dei depositi superficiali. I risultati di queste osservazioni sono stati raccolti su una serie di mappe tematiche che sintetizzano e mostrano l’estensione e la collocazione dei fenomeni rilevati. Successivamente sono stati eseguiti alcuni preliminari rilevamenti strumentali non invasivi in specifiche aeree campione, per avere indicazioni più circostanziate e per verificare l’efficacia di alcuni strumenti analitici, compiendo riprese termografiche e con riflettometro a microonde a corto raggio per individuare l’entità e l’estensione dei distacchi i cui risultati sono ancora in via di definizione.
A queste indagini si è associata una spolveratura generale delle superfici dipinte per rimuovere i consistenti depositi di polvere, materiale che è stato raccolto per essere analizzato allo scopo di individuare la presenza di eventuali inquinanti atmosferici. La caratterizzazione di questi materiali ha mostrato che il deposito, composto da materia organica ed inorganica, ha una elevata variabilità di dimensioni. La natura del deposito è legata a fattori attribuibili all’inquinamento atmosferico, spore e polline trasportato probabilmente dal chiostro adiacente e fibre di varia natura trasportate dai moti convettivi dell’aria, dato che il sistema di areazione sembra disattivato.
Da una valutazione di queste informazioni è nata la necessità di pianificare un più ampio progetto, al fine di avviare una serie di approfondimenti diagnostici strumentali per stabilire la causa dei fenomeni osservati, valutarne con maggiore precisione l’estensione, la gravità e, solo dopo aver tracciato un quadro più chiaro delle reali condizioni conservative, sarà possibile determinare la corretta procedura di intervento.
E’ stato sottoscritto un accordo fra il Comune di Firenze, la Sabap di Firenze, l’ISPC del CNR e l’OPD e dal dicembre del 2022, grazie alla sponsorizzazione di Friends of Florence, è stato costruito un ponteggio che ha consentito di svolgere tutte le attività diagnostiche programmate. I ricercatori degli istituti ISPC e INO del CNR ed alcuni professionisti privati, in collaborazione con l’OPD e con il coordinamento della Sabap, hanno investigato la struttura muraria e documentato l’estensione e la gravità dei distacchi per definire le cause e le caratteristiche dei fenomeni di deterioramento ed allo stesso tempo è stato possibile svolgere un’attenta revisione sullo stato di conservazione di tutte le superfici dipinte e analizzare gli elementi costitutivi della pellicola pittorica. Queste indagini non invasive hanno consentito di comporre un quadro generale che restituisce l’intera complessità della cappella e dei suoi preziosi dipinti. Parallelamente sono state avviate altre attività di ricerca che hanno previsto, in collaborazione con l’Istituto di Chimica dell’Università di Firenze, uno studio sulle malte adesive utilizzate nell’intervento degli anni ottanta e una revisione archivistica in collaborazione con istituti di ricerca e specialisti del settore. Nel corso di quest’anno le informazioni che progressivamente venivano raccolte, sono state collegialmente valutate dall’intero gruppo di lavoro con la partecipazione di esperti esterni che hanno contribuito ad un confronto dialettico che ha favorito la formulazione di ipotesi sulle cause dei fenomeni osservati e delineando nuove prospettive sulle tecniche esecutive utilizzate dai pittori. Le informazioni raccolte sono molto numerose e necessitano di continue ed ulteriori approfondimenti che sono tuttora in corso, per questo motivo ancora non sono stati definiti con certezza gli interventi che saranno eseguiti. Inoltre è stato avviato un programma, Brancacci POV, che prevede la fruizione dei dipinti in remoto e con l’ampio utilizzo di strumenti digitali. E’ importante sottolineare che questo ponteggio allo stesso tempo ha permesso che il pubblico potesse visitare il cantiere, avendo l’opportunità di vedere i dipinti murali in modo ravvicinato. Infatti per quattro giorni alla settimana, attraverso una prenotazione sul sito del Comune di Firenze, gruppi di visitatori hanno potuto usufruire di questa unica opportunità. Il ponteggio resterà montato nella cappella anche per i prossimi sei mesi, la data del disallestimento non è ancora stata individuata con certezza, ma dovrebbe essere intorno a giugno 2023.
Localizzazione: Firenze, chiesa di Santa Maria del Carmine
Progetto: Comune di Firenze, CNR-ISPC, SABAP-FI
Coordinamento generale delle indagini: dott. Alberto Felici
Direzione scientifica opere OS2-a: dott. Alberto Felici, dott. Lorenzo Sbaraglio
Collaborazioni: arch. Valentina Aversa, dott.ssa Elena Alfani, dott.ssa Irene Biadaioli
Intervento di restauro: a cura dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze: Dott.ssa Emanuela Daffra, Dott.ssa Renata Pintus, Dott.ssa Sara Penoni
Con il contributo di: Friends of Florence, Jay Pritzker Foundation