A Buggiano, il complesso di Villa Bellavista è al centro di un ambizioso progetto di restauro che si sta concretizzando grazie all’impegno convergente di più istituzioni. Importanti risorse economiche sono state destinate alla tutela e alla valorizzazione di una fabbrica riconosciuta come esempio di declinazione locale dell’architettura barocca che, per qualità ed estensione, si distingue tanto nel comprensorio della Valdinievole quanto nel panorama toscano.
Inquadramento storico
Il complesso di Villa Bellavista nel comune di Buggiano è un bene di eccezionale interesse culturale, tutelato ai sensi della parte seconda del Codice dei beni culturali e del paesaggio con decreto ministeriale del 18/09/1957. Si tratta di un eccellente esempio di declinazione locale dell’architettura barocca che, per qualità ed estensione, si distingue tanto nella Valdinievole quanto in ambito toscano.
L’insieme, di proprietà dell’Opera Nazionale di Assistenza per il personale del corpo nazionale dei Vigili del fuoco (ONA), è composto dalla villa, dalla ex fattoria e dalla cappellina gentilizia dedicata a San Giacinto, oltre al parco circostante nel quale si distingue il viale di accesso.
L’aspetto attuale del sistema di villa risale ai primi anni Settanta del XVII secolo, quando il mercante e imprenditore Francesco Feroni, dopo un successo commerciale ottenuto nei Paesi Bassi, tornò in Italia e acquistò una tenuta di quarantacinque poderi con edifici agricoli da Cosimo III de’ Medici, dal quale ricevette anche il titolo di marchese e un incarico come funzionario granducale.
La costruzione della villa fu affidata ad Antonio Maria Ferri (1651-1716), che progettò l’edificio in un sobrio e solenne stile barocco toscano. Le decorazioni pittoriche degli interni furono realizzate dal fiorentino Pier Dandini (1646-1712) e dalla sua bottega, nella quale spicca il nome di Rinaldo Botti per le quadrature. I lavori di costruzione terminarono nel 1699. Alla morte di Francesco, il figlio Fabio incaricò Ferri di erigere anche una cappella accanto alla villa: al termine dei lavori, la cappella si svelò come vero gioiello di architettura decorato da Giovan Battista Ciceri (?-1715), accademico delle Arti del disegno dal 1694 e autore anche degli stucchi nelle camere da letto padronali. Tra Settecento e Ottocento, anche la ex fattoria di epoca medicea fu ampliata.
I Feroni mantennero la proprietà del complesso fino al 1829, quando lo vendettero al barone Giuseppe Ardia; nel 1939 fu acquistato dal Ministero dell’Interno, direzione generale dei servizi anticendi, che provvide al suo restauro (Camici, 1773; Borghini, 2000; Nardini, 2006 e 2008).
La villa, a pianta rettangolare, si compone di tre piani fuori terra e un interrato. Al piano terra, il portico centrale a tre arcate segna l’ingresso principale; in alzato, le quattro torri sporgenti sono raccordate al corpo principale da superfici convesse. Le superfici incurvate, il chiaroscuro della balconata e le ali protese sono le uniche concessioni che il toscano Ferri, dopo un soggiorno a Roma, accordò al gusto barocco. La facciata posteriore risulta altrettanto nobile, con una scala a doppia rampa a sottolineare l’accesso. Nell’insieme, la composizione è sobria e di chiara purezza formale.
La decorazione pittorica e plastica degli interni della villa è ricchissima; al piano terra, attualmente adibito a museo dei Vigili del fuoco, l’enfilade decorata con affreschi e stucchi gravita attorno all’ampio salone centrale, a doppio volume e dotato di ballatoio. Qui i soffitti sono affrescati, mentre al primo piano sono per la maggior parte a cassettoni; al piano secondo è dipinta la volta della grande scala di collegamento; la decorazione pittorica si estende alle sopraporte, alle soprafinestre e agli infissi dei primi due piani.
Il progetto della conoscenza
Negli ultimi anni la Soprintendenza ha intrapreso un dialogo con la proprietà da cui sono scaturiti accordi volti alla conservazione del bene culturale. Il 25 settembre 2020 è stato firmato un protocollo d’intesa tra la Soprintendenza, ONA e la Fondazione Cassa di risparmio di Pistoia e Pescia a valle di un finanziamento concesso da quest’ultima per l’ammontare di 150.000 euro. ONA ha inoltre stanziato la somma di 300.000 euro e il Mibac (oggi MiC) ha assegnato per il restauro e la valorizzazione di villa Bellavista ulteriori risorse a valere sul Programma lavori legge 190/2014, art. 1 c. 703 (piano stralcio “Cultura e turismo”, Fondo per lo Sviluppo e la Coesione – FSC 2014-2010 – delibera CIPE 3/2016), per un totale di 6.600.000 euro.
Le condizioni di conservazione del complesso, in particolare della villa, avevano infatti reso sempre più evidente la necessità di profondi interventi di restauro delle sue strutture e dei suoi apparati decorativi. Il recupero del complesso, più volte invocato dalla comunità e dalle istituzioni locali, nonché sollecitato dagli organi preposti alla tutela, si era principalmente concretizzato in un necessario ma parziale intervento di riabilitazione delle strutture di copertura e di alcuni orizzontamenti.
A seguito dell’assegnazione di queste risorse, è ora possibile affrontare il recupero delle sue componenti materiali di elevato valore storico-artistico del complesso, da perseguirsi attraverso sequenze di operazioni fondate sulle discipline del restauro e della conservazione architettonica. In parallelo, si pone il tema, non meno urgente e complesso, delle destinazioni d’uso e delle prospettive di valorizzazione di un bene che costituisce un unicum all’interno della realtà territoriale di riferimento, ma che proprio per i suoi connotati eccezionali sia sotto il profilo qualitativo, sia sotto quello dimensionale, non è ancora riuscito ad esprimere quei valori culturali potenziali che unanimemente gli sono riconosciuti.
Sono molteplici gli attori coinvolti in questo percorso euristico, soggetto per definizione a continui processi di verifica e revisione, a partire dall’ente proprietario, dalla comunità locale, dall’organo ministeriale incaricato della sua gestione tecnica e dagli specialisti chiamati a fornire il proprio contributo tecnico-scientifico e ideativo.
Proprio sulla base di queste considerazioni, e con l’obiettivo di “conoscere per restaurare” e “restaurare per conoscere” la Soprintendenza fiorentina, incaricata della gestione della progettazione, dell’appalto e della realizzazione degli interventi finanziati, ha dato corso a un progetto della conoscenza del complesso della villa, considerato fondamentale per approdare in seguito al progetto di restauro e valorizzazione.
Le attività conoscitive propedeutiche all’intervento di restauro, avviate nella primavera 2020 e ancora in corso, non si limitano alle canoniche (e pur fondamentali) operazioni di rilievo geometrico, diagnostica e schedatura degli interventi sulle superfici decorate, ma mirano ad approfondire, sotto diverse angolazioni, la conoscenza del complesso, nei suoi aspetti spaziali, tipologici, strutturali, materici, lessicali, con il fine dichiarato di farne emergere i valori architettonici e, auspicabilmente, le vocazioni, in funzione di usi contemporanei e sostenibili.
In questo contesto, le operazioni di rilevamento, costituiscono il nucleo centrale della fase di documentazione e rappresentazione della conoscenza, non solo per la mole e la qualità dei dati collazionabili e integrabili, ma in quanto correlate all’implementazione di modelli spaziali destinati a fungere da contenitori strutturati e relazionali per ulteriori dati. Di più, tali modelli si rivelano fondamentali per la realizzazione di basi geometrico-informative parametriche per le fasi di progettazione avanzate (si pensi ad esempio all’impiego dei processi HBIM), ma anche efficaci veicoli della conoscenza per attività di divulgazione (ad esempio inerenti al procedere degli interventi di restauro) e di virtual heritage.
Con queste finalità, il rilevamento morfometrico del complesso, affidato allo studio Alfapro, è stato eseguito, previo inquadramento topografico del complesso e georeferenziazione con stazione totale, integrando dati provenienti da laser scanner terrestre a tempo di volo con quelli prelevati tramite fotogrammetria, terrestre e aerea da drone. Contestualmente sono state eseguite rilevazioni termografiche dei fronti esterni, anche al fine di indagare le eventuali discontinuità e anomalie non direttamente riscontrabili a vista.
La nuvola di punti così generata costituisce il modello geometrico tridimensionale di coordinate spaziali georeferenziate, quale banca dei dati sorgente di rilievo. Successive elaborazioni della nuvola di punti hanno permesso di estrarre modelli a superficie chiusa (mesh), opportunamente decimate e mappate, dai quali sono poi stati estratti i canonici elaborati in proiezioni ortogonali, funzionali a un’immediata e tradizionale consultazione del materiale, contemplando in ogni caso nelle ulteriori fasi di approfondimento progettuale la possibilità di operare direttamente sui modelli spaziali digitali.
Una volta concluse le operazioni di restituzione, nel dicembre 2020, sono state avviate ulteriori attività conoscitive ritenute imprescindibili. Ci si riferisce alle verifiche di vulnerabilità sismica in conformità alle disposizioni dell’o.p.c.m. 3362/2004, del d.P.C.M. 12 ottobre 2007 e del d.P.C.M. 09 febbraio 2011. Si è infatti ritenuto opportuno pervenire ad un livello di valutazione LV3, il più accurato fra quelli previsti dalla normativa di settore, in relazione alle funzioni istituzionali fino ad ora ospitate e alla propensione alla pubblica fruizione del bene. Queste attività, avviate nel marzo 2021 dallo studio Comes, prevedono, a partire dai dati morfometrici già disponibili e dalla disamina storico-critica delle vicende costruttive che hanno interessato gli organismi edilizi, l’esecuzione di un rilievo strutturale delle fabbriche, comprendente l’analisi del quadro fessurativo, delle deformazioni, la caratterizzazione e l’analisi del degrado degli elementi strutturali.
I dati raccolti dalle osservazioni autoptiche, dalle indagini geomorfologiche e strutturali, consentiranno di pervenire a modellazioni numeriche atte a indagare e quantificare il rischio sismico e la vulnerabilità degli organismi edilizi. Ciò condurrà alla formulazione di proposte di interventi di miglioramento sismico, correlate alle precipue situazioni locali, fornendo al contempo informazioni e indirizzi utili alla definizione dei possibili usi compatibili dei diversi ambienti che compongono il complesso.
Ulteriori attività in corso riguardano il reperimento della documentazione tecnico-progettuale negli archivi della Soprintendenza e dell’ente proprietario e alla sistematizzazione della documentazione disponibile, quali studi storico-critici, tesi di laurea, materiale bibliografico.
Una volta strutturata questa ampia messe di informazioni e conoscenze, anche attraverso l’implementazione di piattaforme digitali dedicate, definite e valutate le alternative progettuali di concerto con l’ente proprietario, potrà trovare compimento il documento preliminare alla progettazione, che orienterà e segnerà tutte le fasi susseguenti.
Bibliografia
Camici I. (1773). Supplementi d’istorie toscane di I.C.A.A. dedicati all’illustriss. signore Francesco Giuseppe Feroni marchese di Bellavista. Firenze: Stamperia Albizziniana all’ ins. del Sole.
Andreini Borghini M. (2000). La fattoria e la villa di Bellavista. Pisa: Pacini.
Nardini O. (2006). L’identità estetica tra arte e natura. Villa Bellavista. In: Pazzagli R., Onori A.M., Nardini O., Bonanno M., Francini M., a cura di, Le terre di Buggiano. Storia, arte e paesaggio in Valdinievole. Buggiano: Vannini, pp. 13-24 e 100.
Nardini O. (2008). Villa Bellavista. In: Nardini O., Buggiano. Pistoia: Etruria Editrice, pp. 243-253.
Localizzazione: Buggiano (Pistoia)
Proprietà: Opera Nazionale di Assistenza per il personale del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco
Inizio lavori: 2020
Responsabile del procedimento: arch. Michele Cornieti
Direttore dei lavori: arch. Eugenia Valacchi
Rilievo morfometrico: Alfapro
Verifiche di vulnerabilità sismica: Studio Comes