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Il Caffè Letterario “Giubbe Rosse” è un bene culturale

Firenze, 6 agosto 2019 – Un importante risultato per la tutela degli esercizi storici di Firenze.

Su proposta della Soprintendenza di Firenze, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha riconosciuto il caffè storico letterario “Giubbe Rosse” come bene culturale ed ha emesso un decreto ministeriale che ne sancisce la tutela. Il Caffè è inoltre iscritto nell’elenco delle attività storiche promosso dal Comune di Firenze a seguito dei lavori della Commissione Valutazione Lista Attività Economiche, Storiche e Tradizionali Fiorentine di cui fa parte anche la Soprintendenza fiorentina: preserva ancora l’ingresso con l’insegna e la vetrata storica incorniciata in legno, le boiserie e i banconi in legno scuro degli anni Trenta, le lampade e le appliques complete di paralume in tessuto rosso ricamate con la storica dicitura “Giubbe Rosse”, un riferimento recente, questi ultimi, al celebre marchio dell’attività, rimasto nell’accordo di vendita dell’azienda.

Esterno del locale in una foto d'epoca
Giubbe Rosse – foto d’epoca

Piazza della Repubblica, dove “Giubbe Rosse” apre i suoi sporti, è frutto di alcuni interventi compiuti alla fine dell’Ottocento consistenti nella demolizione del Mercato Vecchio, del Ghetto e degli isolati adiacenti. Ben presto la piazza divenne un punto di ritrovo per molti artisti e letterati e, alla fine dell’Ottocento, era già animata dal Caffè Gilli e dal Caffè Paszkowski (già Caffè Centrale). Qui il Caffè delle Giubbe Rosse avviò la sua attività nel 1897 con il nome di Birreria Fratelli Reininghaus, diventando il punto di riferimento della comunità tedesca a Firenze. Secondo le disposizioni dei proprietari, l’abbigliamento dei camerieri doveva contraddistinguersi da giacche, o giubbe rosse, all’uso viennese, divenendo così il tratto identificativo. In quel periodo i primi due ambienti del Caffè avevano assunto l’aspetto di sale lettura, mentre nel 1913 la terza sala era diventata la sede fissa dei futuristi fiorentini, tra i quali Giovanni Papini, Ardengo Soffici e Aldo Palazzeschi.

Giubbe Rosse, illustrazione
Giubbe Rosse – illustrazione

Risale a quel periodo lo storico marchio del Caffè che ritrae in rosso la prospettiva del fronte dell’ingresso, costituito da un doppio accesso sormontato da lunette, con i tavoliall’aperto e il porticato della piazza sullo sfondo.

Nel corso degli anni, il Caffè divenne punto di ritrovo per numerosi intellettuali gravitanti attorno agli ambienti culturali vicini ad alcune riviste quali «Lacerba», «La Voce» e «Il Selvaggio». Fu il luogo di fondazione di «Solaria» (1926), la rivista aperta alla cultura europea, la cui eredità venne raccolta nel 1937 da «Letteratura», pubblicata fino al 1968 e aperta ai dibattiti delle nuove generazioni di letterati. Nel 1938, per opera di Alfonso Gatto e Vasco Pratolini, qui vide la luce anche la rivista «Campo di Marte» il cui scopo mirava a ricercare un rapporto tra arte e realtà politico-sociale. Frequentatori abituali di questo luogo erano altri protagonisti della letteratura quali Luzi, Vittorini, Bonsanti, Saba, Rosai, Macrì e Montale, solo per citarne alcuni, tutti ritratti in diverse fotografie d’epoca pubblicate in vari volumi.

Dopo che le truppe americane si impossessarono del locale per farne sede del loro comando durante la Seconda Guerra Mondiale, nel 1947 il Caffè riaprì assumendo nuovamente le vesti di ritrovo culturale grazie alla presenza costante dei protagonisti dell’Ermetismo. Tra gli anni Ottanta e Novanta il locale ebbe un nuovo rilancio grazie al movimento letterario «Ottovolante». Venne promossa anche una collana editoriale e il Caffè divenne punto di riferimento per riviste come «Il Portolano».

Fra le motivazione del provvedimento di tutela si legge: «Giubbe Rosse, con i suoi arredi entro i quali si svolgevano le attività letterarie ed artistiche, rappresenta una testimonianza tangibile dell’atmosfera e del fervore intellettuali che animavano Firenze nel corso del Novecento. Lo storico caffè letterario costituisce per questa sua natura un forte valore identitario e luogo di aggregazione a tutti i livelli sociali. Inoltre, un ambiente e un’attività così connotanti contribuiscono a preservare nel tempo l’assetto di Piazza della Repubblica, i cui fronti sono contraddistinti da caffè già oggetto di provvedimenti di tutela. Possiede tutti gli elementi morfologici, architettonici e sociali che appartengono a quel tessuto di imprese degne di continuità e di salvaguardia dal punto di vista demoetnoantropologico, storico e culturale».

È auspicabile che le numerose testimonianze tangibili costituite da cimeli, fotografie d’epoca, stampe e dipinti lasciati dalle varie correnti culturali e che adornavano le pareti del locale fino a tempi recenti possano ritornare in situ.