L’archivio del Centro di Restauro Archeologico della Toscana (1966-2019)

Il Centro di Restauro Archeologico della Toscana nacque nel 1966, come risposta della Soprintendenza alle emergenze di salvaguardia e recupero dei beni pesantemente danneggiati dall’alluvione del fiume Arno a Firenze. Quest’ultima aveva colpito in particolare le collezioni del Museo Topografico dell’Etruria, collocato al piano terreno del Museo Archeologico Nazionale, rendendo necessaria la creazione di una struttura capace di porre in atto tutti i necessari interventi di restauro archeologico.

Il gruppo di lavoro del Centro di Restauro nel 1980 o 1981
Il gruppo di lavoro del Centro di Restauro nel 1980/1981.

Il Centro fu inaugurato, nel 1966, nello stesso edificio del Museo Archeologico Nazionale, in Piazza SS. Annunziata a Firenze. Nel 1974 fu spostato in nuovi locali in via del Palazzo Bruciato, poi nel 1992 in via Manni e infine nell’ultima sede di Largo del Boschetto.

In tutto questo periodo, il Centro ha maturato una grande esperienza, intervenendo non solo su beni e opere del territorio toscano, ma anche in contesti diversi, in Italia e all’estero, divenendo un centro di eccellenza per il restauro archeologico. A partire dagli inizi del nuovo secolo ha visto diminuire progressivamente il proprio personale, fino alla sua completa dismissione nel 2019. Il suo archivio, assegnato alla Soprintendenza ABAP di Firenze, si trova oggi nei locali del Mulino di Gonfienti a Prato, dove è iniziato il suo riordino e catalogazione. Infatti, benché il Centro fosse dotato di un proprio sistema di inventariazione, è molta la documentazione d’archivio ancora priva di catalogazione e inventario, requisiti necessari per permettere una corretta ricerca e fruizione dei dati.

A oggi, il lavoro di riordino ha permesso di raccogliere c. 11.000 negativi analogici (conservati sia come film che come stampe b/n, incollate su cartoni), c. 21.000 diapositive (di cui solo c. 2000 già digitalizzate), c. 50.000 immagini digitali, c. 3300 radiografie (di cui solo minima parte digitalizzata), c. 600 video e un numero ancora non quantificato di schede di restauro (cui corrisponde comunque un elenco che conta c. 4900 schede).

Il lavoro di catalogazione è in corso. E’ possibile contattare il personale per richiedere informazioni, verifiche ed eventuali copie della documentazione già catalogata (mailto: sabap-fi@cultura.gov.it).

Di seguito, si presenta una selezione di alcuni dei principali progetti di restauro curati dal Centro, con schede speditive della documentazione posseduta. Al termine del lavoro di catalogazione in corso, si prevede la pubblicazione di una sintesi completa di tutti gli interventi documentati.

GRANDI BRONZI
Armatura di Giovanni dalle Bande Nere

Armatura che rivestiva la salma del condottiero Giovanni dalle Bande Nere (1498-1526), sepolto a Mantova dove rimase fino al 1685, quando i suoi resti vennero traslati in San Lorenzo a Firenze. Il restauro, avvenuto in due tempi tra 1978-1979 e 1983-1986, ha permesso di ricomporre e rimontare l’intera armatura, effettuando le necessarie ripuliture e consolidamenti delle parti danneggiate dal prolungato interramento e della decomposizione del corpo.

La parte superiore dell'armatura, montata su manichino dopo il restauro
La parte superiore dell’armatura, montata su manichino dopo il restauro nel 1980 (diapositiva, inv. SABAP-FI 17674).

Documentazione in archivio:

Diapositive: 77, realizzate nel 1980 e nel 1985, solo parzialmente digitalizzate. Mancano 2 diapositive di quelle elencate nei registri originali.

Radiografie: 14 lastre RX, realizzate nel 1978 e nel 1984.

Attuale collocazione: Museo Stibbert, Firenze.

Per approfondire: Biondi F., Nannicini G., Papi G., “Resti dell’armatura funebre di Giovanni Dalle Bande Nere (1498-1526)”, in Appunti di restauro, Firenze 1988, pp. 55-67.

Redazione della scheda: Stefano Anastasio (ultima revisione: 2/10/2024).

Arringatore

Statua maschile a tutto tondo in bronzo (fusione cava a cera persa di più parti assemblate), datata a fine II o inizi I secolo a.C., trovata nel 1566 presso Perugia. Raffigura il nobile etrusco Aulo Metello, il cui nome è inciso sulla toga. L’archivio conserva un gruppo di radiografie effettuate nel 1982 e uno di fotografie (diapositive e immagini digitali), relative a interventi effettuati nel 1982, 1992 e 2015.

Lastra radografica dell’attacco del collo della statua
Lastra RX con il dettaglio dell’attacco del collo della statua, con relativa scheda descrittiva (scheda inv. CDR 1062, del 1982).

Documentazione in archivio:

Diapositive: 49, relative a interventi eseguiti nel 1982 e nel 1992, non digitalizzate. Mancano 5 diapositive di quelle elencate nei registri originali.

Fotografie digitali: 4 fotografie digitali, relative a un riposizionamento della statua nel 2015.

Radiografie: 10 lastre RX del 1982.

Video: 3 video U-matic (date non indicate; documentazione in corso di catalogazione).

Attuale collocazione: Museo Archeologico Nazionale di Firenze.

Per approfondire: Cianferoni G.C., “Statua-ritratto di Aule Meteli (l’Arringatore)”, in Daehner J.M., Lapatin K., a cura di, Potere e Pathos. Bronzi del mondo ellenistico, Firenze 2015, pp. 256-257.

Redazione della scheda: Stefano Anastasio (ultima revisione: 29/8/2024).

Bronzi di Cartoceto

Gruppo statuario equestre romano composto da due cavalieri, due cavalli e due donne in piedi, in bronzo dorato. Scoperto casualmente nel 1946 a Santa Lucia di Calamello presso Cartoceto, nel comune di Pergola (PU). L’opera è datata tra I secolo a.C. e I secolo d.C. Già restaurato tra 1948 e 1959, fu portato da Ancona a Firenze nel 1974, dopo il terremoto che aveva colpito la Marche. L’intervento di restauro conservativo recuperò molti frammenti precedentemente trascurati e si avvalse di vari strumenti di indagine (analisi chimico-fisiche, radiografie). Il restauro si protrasse fino al 1987, quando il gruppo fu esposto al pubblico in una mostra svoltasi presso il Museo Archeologico Nazionale di Firenze, e successivamente tra 1993 e 1995.

Due momenti della movimentazione per il restauro della statua di un cavaliere
Due momenti della movimentazione per il restauro della statua di un cavaliere, nel 1978 (diapositive, inv. SABAP-FI 6472-16473).

Documentazione in archivio:

Negativi: 65 negativi, testimonianti lo stato dei bronzi prima e durante il restauro tra 1999 e 2000, non digitalizzati.

Diapositive: 770 diapositive, realizzate negli anni 1976-1983, 1985 e 1987 (alcune senza data), parzialmente digitalizzate.

Radiografie: 104 lastre RX realizzate negli anni 1977-1979, 1983-1984, 1986-1987.

Disegni: 3 cartelle e vari tubi contenenti disegni su lucido di grandi dimensioni (documentazione in corso di catalogazione).

Video: 15 video U-matic e 1 video Betacam (date non indicate; documentazione in corso di catalogazione).

Attuale collocazione: Museo dei bronzi dorati e della città di Pergola, Pergola (PU).

Per approfondire: Bronzi dorati da Cartoceto: un restauro, Firenze 1987 (catalogo della mostra tenuta a Firenze nel 1987-1988) / Restauro. Interventi di restauro sui Bronzi Dorati.

Redazione della scheda: Stefano Anastasio (ultima revisione: 29/8/2024).

Bronzi di Riace

Due statue in bronzo di produzione greca, del V secolo a.C., rinvenute nel 1972 nel mare di fronte a Riace Marina (RC). Restaurate al Centro di Restauro di Firenze tra 1975 e 1980. Il restauro riguardò principalmente la superficie esterna, con un tentativo di eliminazione delle terre di fusione all’interno. Le indagini fecero uso di radiografie per ispezionare l’interno delle statue.

Una fase del restauro della statua B
Una fase del restauro della statua B, nel 1975 o 1976 (digitalizzazione di stampa fotografica, inv. SABAP-FI 30987).

Documentazione in archivio:

Negativi: 12, scatti eseguiti prima e durante il restauro negli anni 1975 e 1976, non digitalizzati.

Diapositive: 212, realizzate negli anni 1975-1982, non digitalizzate. Mancano 38 diapositive di quelle elencate nei registri originali.

Fotografie digitali: 28 immagini digitali datate 2012, tratte da digitalizzazioni da originali non in archivio e pubblicazioni, in gran parte relativi all’esposizione delle statue al pubblico a Firenze nel 1980.

Radiografie: 76 lastre RX (75 eseguite nel 1976 e una nel 1978), di cui 43 dedicate alla statua A, 32 alla statua B, una a un confronto tra campioni di sbarre di ferro delle statue e sbarre di ferro moderno.

Disegni: 1 cartella con 36 disegni su lucido; vari tubi contenenti disegni su lucido di grandi dimensioni (documentazione in corso di catalogazione).

Video: 7 video U-matic e 78 video Betacam (date non indicate; documentazione in corso di catalogazione).

Attuale collocazione:
Museo Nazionale Archeologico di Reggio Calabria.

Per approfondire: Due bronzi da Riace: rinvenimento, restauro, analisi ed ipotesi di interpretazione (Bollettino d’arte. Serie speciale), Roma 1984 (2 volumi). / Documentario D.S.E.- Schede Archeologia: Storia di un Restauro. I Bronzi di Riace di Luigi Fantoni e Sergio Miniussi (trasmesso il giorno 1 Ottobre 1981 sulla Rete 1).

Redazione della scheda: Stefano Anastasio (ultima revisione: 29/8/2024).

Chimera di Arezzo

Scultura etrusca fusa in bronzo, realizzata tra il V e il IV secolo a.C., rinvenuta nel 1553 nei pressi di Porta San Lorentino ad Arezzo. Fu portata da Cosimo III alla Galleria degli Uffizi nel 1718 e trasferita da Adriano Milani al Regio Museo Archeologico di Firenze nel 1870. Nel Settecento la Chimera fu oggetto di un restauro, con integrazioni ad opera di Francesco Carradori o Innocenzo Spinazzi. A questo restauro si deve la saldatura della coda che orienta la testa di serpente verso un corno della capra. In origine, il serpente doveva verosimilmente avventarsi contro Bellerofonte, che a sua volta doveva fronteggiare la Chimera. L’archivio del Centro di Restauro conserva in particolare la documentazione di una sessione di esami radiografici, effettuata nel 1991.

Dettaglio del muso della Chimera
Dettaglio del muso della Chimera, ripresa durante una sessione fotografica della scultura del 2012 (immagine digitale, inv. SABAP-FI 31172).

Documentazione in archivio:

Immagini digitali: 253 immagini digitali, relative a un’unica sessione fotografica eseguita nel 2012.

Radiografie: 10 lastre RX, eseguite nel 1991.

Video: 1 video U-matic (data non indicata sull’originale; documentazione in corso di catalogazione).

Attuale collocazione: Museo Archeologico Nazionale di Firenze.

Per approfondire: Iozzo M., “Chimera di Arezzo”, in Arbeid B., Bruni S., Iozzo M., a cura di, Winckelmann, Firenze e gli Etruschi. Il padre dell’archeologia in Toscana, Pisa 2016, pp. 216-217.

Redazione della scheda: Stefano Anastasio (ultima revisione: 6/8/2024).

Efebo di Pompei

Statua bronzea ritrovata a Pompei, datata tra I secolo a.C. e I secolo d.C., rappresentante un efebo che sostiene un candelabro; svolgeva il ruolo di accoglienza per gli ospiti della dimora in cui si trovava. La documentazione del Centro di Restauro testimonia degli interventi eseguiti sulla statua tra 2000 e 2002.

Un dettaglio del supporto e una ripresa generale della statua
Un dettaglio del supporto e una ripresa generale della statua nel 2011 (immagini digitali, inv. SABAP-FI 12534 e 12537).

Documentazione in archivio:

Negativi: 48 negativi del 2001, non digitalizzati (elenco provvisorio, soggetto a probabili integrazioni).

Diapositive: 305 diapositive, relative a interventi eseguiti tra 2000 e 2002, parzialmente digitalizzate.

Immagini digitali: 32 immagini digitali, realizzate nel 2003 e nel 2011.

Radiografie: 26 lastre RX (9 eseguite nel 2000, 9 nel 2001 e 8 nel 2002).

Attuale collocazione: Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

Per approfondire: Iozzo M., L’Efebo di Via dell’Abbondanza: da Pompei a Firenze per ritornare se stesso, Firenze 2002.

Redazione della scheda: Stefano Anastasio (ultima revisione: 28/8/2024).

Idolino di Pesaro

Statua bronzea rappresentante un fanciullo nudo, copia romana in bronzo del I secolo a.C. di una scultura greca di epoca classica, attribuita a Policleto. La statua era un lychnouchos, ossia una figura che sosteneva una lampada. I restauri presso il Centro di Firenze furono svolti negli anni 1997-1998.

L’Idolino durante una ripulitura eseguita da un restauratore
L’Idolino durante una ripulitura eseguita dal restauratore Fabrizio Gennai nel 1998 (diapositive, inv. SABAP-FI 24581 e 24582).

Documentazione in archivio:

Negativi: 108, senza data, non digitalizzati.

Diapositive: 28, datate al 1998 e parzialmente digitalizzate.

Radiografie: 25 lastre RX, realizzate nel 1988.

Disegni: 1 cartella contenente 4 disegni su lucido, in scala ridotta (documentazione in corso di catalogazione).

Video: 5 video U-matic e 20 video Betacam (date non indicate; documentazione in corso di catalogazione).

Per approfondire: Iozzo M., ‘…qual era tutto rotto’. L’enigma dell’Idolino di Pesaro. Indagini per un restauro, Firenze 1999 / Iozzo M., “Efebo (Idolino di Pesaro)”, in Daehner J.M., Lapatin K., a cura di, Potere e Pathos. Bronzi del mondo ellenistico, Firenze 2015, pp. 298-299 / Iozzo M., “‘Idolino di Pesaro’, su base rinascimentale”, in Arbeid B., Bruni S., Iozzo M., a cura di, Winckelmann, Firenze e gli Etruschi. Il padre dell’archeologia in Toscana, Pisa 2016, pp. 219-220.

Attuale collocazione: Museo Archeologico Nazionale di Firenze.

Redazione della scheda: Stefano Anastasio (ultima revisione: 28/8/2024).

Lupa di Fiesole

Scultura in bronzo raffigurante il tronco di un mammifero verosimilmente nell’atto dell’allattamento, suggerito dal rilievo di due mammelle sul ventre. La scultura fu trovata nel 1882 nel corso di alcuni scavi a Fiesole e fu identificata con una lupa (nello specifico, la Lupa Capitolina), datandola all’età romana. In realtà, probabilmente raffigura una leonessa ed è di epoca etrusca. La statua fu restaurata tra 1980 e 1986, con un intervento che comprese indagini metallografiche e una sessione di riprese radiografiche dell’intera superficie.

La Lupa di Fiesole in una fotografia e in un disegno
La Lupa di Fiesole fotografata e disegnata nel 1985, durante il restauro (diapositiva, inv. SABAP-FI 20588).

Documentazione in archivio:

Diapositive: 27, prima e dopo il restauro del 1985, parzialmente digitalizzate.

Radiografie: 20 lastre RX, eseguite nel 1986.

Disegni: 1 cartella di disegni in scala e 1 rotolo di disegni 1:1, su lucido (documentazione in corso di catalogazione).

Video: 1 video U-matic (sistemazione della base per la statua; data non indicata; documentazione in corso di catalogazione).

Attuale collocazione: Museo Civico Archeologico di Fiesole.

Per approfondire: De Marinis G., Del Francia P.R., “La Lupa di Fiesole: una nuova lettura”, in Appunti di restauro, Firenze 1988, pp. 15-54.

Redazione della scheda: Stefano Anastasio (ultima revisione: 28/8/2024).

Minerva di Arezzo

Statua bronzea scoperta casualmente nel 1541 e portata a Firenze da Cosimo I de’ Medici. Si tratta di una statua in bronzo fuso con altri materiali vari di integrazione antica, realizzata in Magna Grecia negli anni 300-280 a.C. Rinvenuta senza braccio destro, questo le fu aggiunto da Francesco Carradori nel 1785. Nel 2000, a causa di un’accentuata instabilità della scultura, la statua fu restaurata, effettuando calchi in gesso per preservare la memoria della sua forma settecentesca. Ulteriori interventi sono stati effettuati negli anni seguenti (la documentazione del Centro copre vari anni, fino al 2015).

Collage delle lastre radiografiche della statua
Collage delle lastre radiografiche effettuate nel 2002 (immagine digitale, inv. SABAP-FI 11254).

Documentazione in archivio:

Negativi: 67 del 2002, non digitalizzati (parte della documentazione ancora da riscontrare, dato provvisorio).

Diapositive: 857 degli anni 1980, 1999, 2000, 2001, 0222, parzialmente digitalizzate.

Immagini digitali: 1521, degli anni 2002, 2004, 2006, 2009 e 2015.

Radiografie: 65 lastre RX eseguite nel 2000 (prima del restauro) e nel 2002.

Disegni: raccolta non ancora quantificata di disegni su lucido e stampe su carta, di varie dimensioni e relativa a diverse fasi degli interventi (documentazione in corso di catalogazione).

Video: 2 video U-matic e 12 video Betacam 1979-1990 (solo per i Betacam sono indicate le date 1979-1990; documentazione in corso di catalogazione).

Attuale collocazione: Museo Archeologico Nazionale di Firenze.

Per approfondire: Beschi L., Del Francia P.R., “Atena di Arezzo”, in Capolavori e restauri, Firenze 1986, pp. 255-256 / Giachi G., Pallecchi P., “Materiali di integrazione e di finitura superficiale”, in Cygielman M., a cura di, La Minerva di Arezzo, Catalogo della mostra, Sala Vasari, Arezzo 19 luglio 2008 – 6 gennaio 2009, Firenze 2008, pp. 169-173 / Saladino V., “Atena (Minerva di Arezzo)”, in Daehner J.M., Lapatin K., a cura di, Potere e Pathos. Bronzi del mondo ellenistico, Firenze 2015, pp. 230-231 / Iozzo M., “Minerva di Arezzo”, in Arbeid B., Bruni S., Iozzo M., a cura di, Winckelmann, Firenze e gli Etruschi. Il padre dell’archeologia in Toscana, Pisa 2016, pp. 215-216.

Redazione della scheda: Stefano Anastasio (ultima revisione: 11/10/2024).

Testa di Antonino Pio al Museo Archeologico Nazionale di Parma

Testa di statua in bronzo dorato a foglia, raffigurante l’imperatore Antonino Pio, trovata durante gli scavi del foro di Veleia (Piacenza) nel 1870. L’intervento di restauro, eseguito nel 2012 in collaborazione con l’Istituto di Fisica Applicata e la Soprintendenza Archeologia dell’Emilia Romagna, ha riguardato la pulitura, il consolidamento e la sostituzione delle integrazioni eseguite in precedenti restauri. Sono state eseguite indagini diagnostiche ed è stato realizzato un nuovo supporto.

Un momento del restauro della testa
Un momento del restauro del 2012 (immagine digitale, inv. SABAP-FI 31838).

Documentazione in archivio:

Immagini digitali: 153, a documentare lo stato prima, durante e dopo il restauro del 2012.

Attuale collocazione: Museo Archeologico Nazionale di Parma.

Per approfondire: scheda online “Testa maschile raffigurante l’imperatore Antonino Pio” in Restituzioni. Tesori d’arte restaurati.

Redazione della scheda: Stefano Anastasio (ultima revisione: 28/8/2024).

Testa di Arsinoe del Palazzo Ducale di Mantova

Testa di una statua in bronzo, a figura intera e di dimensioni poco superiori al vero, della regina Arsinoe III, detta Filopatore, sposa del fratello Tolomeo (222-209 a.C.). L’opera fa parte della raccolta egizia ‘Giuseppe Acerbi’, confluita nelle collezioni comunali di Mantova nel 1876. La statua, in bronzo a fusione cava, è datata alla fine del III sec. a.C. Il restauro ad opera del Centro di Restauro fiorentino risale agli anni 1977-1978.

La Testa di Arsinoe durante il restauro
La Testa di Arsinoe durante il restauro, nel 1977 (diapositiva, inv. SABAP-FI 16260).

Documentazione in archivio:

Negativi: 10 negativi, senza data (probabilmente del 1977), non digitalizzati.

Diapositive: 68, degli anni 1976-1978, parzialmente digitalizzate.

Radiografie: 3 lastre RX del 1977.

Attuale collocazione: Museo Civico di Palazzo Te, a Mantova.

Per approfondire: Ghisellini E., “Testa-ritratto di Arsinoe III Philopator”, in Daehner J.M., Lapatin K., a cura di, Potere e Pathos. Bronzi del mondo ellenistico, Firenze 2015, pp. 200-201.

Redazione della scheda: Stefano Anastasio (ultima revisione: 28/8/2024).

Teste della Meloria

La cosiddette ‘Teste della Meloria’ sono un gruppo di quattro teste bronzee ritrovate al largo di Livorno nel 1722. Ritenute in un primo momento opere antiche, sono considerate oggi copie rinascimentali o seicentesche, modellate su copie romane di originali greci. Le teste raffigurano Omero, Sofocle, Eschilo e un quarto personaggio ignoto. L’archivio del Centro di Restauro di Firenze conserva documentazione degli anni 1990-1992.

Particolare di una delle Teste della Meloria, quella di Eschilo
Particolare di una delle Teste della Meloria (Eschilo), fotografata nel 1992 (diapositiva, inv. SABAP-FI 23037).

Documentazione in archivio:

Diapositive: 167 del 1992, parzialmente digitalizzate.

Radiografie: 8 lastre RX del 1990.

Disegni: 1 cartella, con 11 disegni su lucidi, 1:1 (documentazione in corso di catalogazione).

Video: 3 video U-matic (date non indicate; documentazione in corso di catalogazione).

Attuale collocazione: Museo Archeologico Nazionale di Firenze.

Per approfondire: Picozzi M.G., “I ritratti dal mare della Meloria al Museo Archeologico di Firenze: fusioni in bronzo da marmi romani”, in Ostraka. Rivista di antichità 4/2, 1997, 461-462.

Redazione della scheda: Stefano Anastasio (ultima revisione: 28/8/2024).

Torso di Brindisi

Torso virile in bronzo, recuperato nel mare a Punta Serrone (Brindisi) nel 1992, assieme a una figura di togato, una testa e altri frammenti, pure in bronzo. Le due statue furono portate al Centro di Restauro di Firenze dove, alcuni anni prima, erano stati restaurati i Bronzi di Riace. Il cd. ‘Torso di Brindisi’, in particolare, raffigura Lucio Emilio Paolo, il console romano che nel 168 a.C. trionfò nella guerra di Macedonia. Il restauro, effettuato nella seconda metà degli anni Novanta del secolo scorso, evidenziò la corrispondenza delle linee di frattura tra il collo del torso e la testa che, nel frattempo, era stata affidata all’Istituto Centrale per il Restauro di Roma. Dopo gli interventi di pulitura e svuotamento della terra di fusione, la statua venne consolidata, provvedendo a ricomporre torso e testa.

Il Torso dopo il ricollocamento della testa nel 2014
Il Torso dopo il ricollocamento della testa, in una fotografia del 2014 (immagini digitali, inv. SABAP-FI 31974-31975).

Documentazione in archivio:

Negativi: non riscontrati, dato provvisorio per catalogazione in corso.

Immagini digitali: 46, del 2010 (restauro e riposizionamento)

Radiografie:
17 lastre RX eseguite nel 1995 e nel 1996.

Disegni: un rotolo di disegni su lucido e una cartella con disegni e stampe su carta di diagrammi di analisi (documentazione in corso di catalogazione).

Attuale collocazione: Museo archeologico provinciale Francesco Ribezzo a Brindisi.

Per approfondire: Andreassi G., I bronzi di Punta del Serrone: ricerche archeologiche subacquee a Brindisi nel 1992 (Bollettino di archeologia [Supplemento]), Roma 1992 / De Marinis G., Miccio M. 2010, “Il restauro delle grandi statue”, in Marinazzo A., a cura di, I bronzi di Punta del Serrone. Dal mare al Museo Provinciale di Brindisi, Bari 2010, pp. 95-97 / Daehner J.M., “Figura maschile”, in Daehner J.M., Lapatin K., a cura di, Potere e Pathos. Bronzi del mondo ellenistico, Firenze 2015, pp. 204-205.

Redazione della scheda: Stefano Anastasio (ultima revisione: 28/8/2024).

SCULTURA IN PIETRA
Monumento funerario dei Volumni

Monumento in pietra rinvenuto nel 1879 presso Monselice (Padova). Consiste in un alto basamento di trachite, su cui corre un’iscrizione dedicatoria e, sopra, un’edicola a forma di naiskos, di età augustea. Già oggetto di restauro nel 1927, fu restaurato dal Centro di Restauro di Firenze tra 1983 e 1986, con un intervento di pulitura e ricomposizione scientifica delle singole parti lapidee.

Un frammento del monumento fotografato nel 1982 e l’esploso della sua ricostruzione
Un frammento del monumento fotografato nel 1982 e l’esploso della sua ricostruzione (frammento: diapositiva, inv. SABAP-FI 19664).

Documentazione in archivio:

Diapositive: 40, datate a 1983, 1984 e 1987, parzialmente digitalizzate.

Disegni: una cartella contenente 19 disegni su lucido, in scala ridotta, del 1986 (documentazione in corso di catalogazione).

Attuale collocazione: Civico Museo Archeologico di Padova.

Per approfondire: Zampieri G., Del Francia P.R., “Monumento funerario dei Volumni”, in Capolavori e restauri, Firenze 1986, pp. 191-194. / Franchi R., Pallecchi P., “Monumento funerario dei Volumnii. Studio mineralogico-petrografico del materiale lapideo”, in Bollettino del Museo Civico di Padova 76, 1987, pp. 17-26.

Redazione della scheda: Stefano Anastasio (ultima revisione: 3/9/2024).

Sarcofago delle Amazzoni

Rarissimo esempio di sarcofago di marmo dipinto da Tarquinia, databile alla metà del IV secolo a.C., destinato a un’aristocratica dama di Tarquinia. I restauri, effettuati all’inizio di questo secolo e conclusisi nel 2007, hanno permesso in particolare il recupero dei colori originali della composizione.

Il dettaglio di una decorazione pittorica restaurata
Il dettaglio di una decorazione pittorica restaurata, fotografato nel 2005 (immagine digitale, inv. SABAP-FI 12438).

Documentazione in archivio:

Diapositive: 76, di cui 13 del 2003 e le altre non datate, non digitalizzate.

Immagini digitali: 43, datate agli anni 2005-2006.

Disegni: una cartella con vari disegni su lucido di dettagli delle pitture (documentazione in corso di catalogazione).

Video: 3 video Betacam (date non indicate; documentazione in corso di catalogazione).

Attuale collocazione: Museo Archeologico Nazionale di Firenze.

Per approfondire:
Bottini A., Setari E., Il Sarcofago delle Amazzoni, Milano 2007 / Bonaduce I, Bottini A., Colombini M.P., Giachi G., Modugno F., Pallecchi P., “Risultati preliminari dell’indagine diagnostica effettuata sul Sarcofago delle Amazzoni: primi dati su pigmenti e leganti”, in Science and Technology for Cultural Heritage 13/1-2, 2004, pp. 89-96. Colombini M.P., Degano I., Giachi G., Modugno F., Pallecchi P., “La tecnica pittorica utilizzata nella decorazione del Sarcofago delle Amazzoni”, in Atti del convegno “Colore e arte: storia e tecnologia del colore nei secoli, Bologna 2008.

Redazione della scheda: Stefano Anastasio (ultima revisione: 3/9/2024).

Sculture del Camposanto monumentale di Pisa

Nel 1989, il Centro di Restauro effettuò un intervento di pulitura e restauro di alcuni sarcofagi romani dell’ala ovest del Camposanto di Pisa, in vista della loro esposizione al pubblico in occasione del IX Congresso della Federazione Internazionale della Associazione di Studi Classici a Pisa (agosto 1989).

Un sarcofago in corso di pulitura
Un sarcofago in corso di pulitura, nel 1989 (diapositiva, inv. SABAP-FI 26406).

Documentazione in archivio:

Negativi: 100, non digitalizzati, senza data (verosimilmente 1989).

Diapositive: 251, parzialmente digitalizzate, senza data (verosimilmente 1989).

Disegni: una cartella con copie dei rilievi effettuati su tutti i sarcofagi (verosimilmente del 1989; documentazione in corso di catalogazione).

Video: 46 video U-matic e 6 video Betacam (date non indicate; documentazione in corso di catalogazione).

Attuale collocazione: Camposanto Monumentale di Pisa.

Per approfondire: Arias P.E., Cristiani E., Gabba E., Camposanto Monumentale di Pisa. Le antichità, Pisa 1984.

Redazione della scheda: Stefano Anastasio (ultima revisione: 10/9/2024).

Statue di Casale Marittimo

Due antiche statue etrusche in calcare, datate al VII secolo a.C., furono rinvenute nel 1987 in una necropoli a Casale Marittimo (Livorno). Ambedue rovinate nella parte inferiore, tanto che non è chiaro come fossero posizionate in origine: una delle due è acefala. Nel 1988, sulla statua dotata di testa vennero eseguite riprese radiografiche ed analisi di caratterizzazione composizionale.

La lastra radografica della testa di una statua
La ripresa RX effettuata nel 1988 e la scheda della testa di una delle due statue (scheda RX inv. CDR 2389).

Documentazione in archivio:

Negativi: dei 35 originali se ne conserva solo uno.

Radiografie:
una lastra RX, eseguita probabilmente nel 1988.

Disegni: 1 rotolo di disegni su lucido, in scala1:1 (documentazione in corso di catalogazione).

Video: 2 video Betacam (date non indicate; documentazione in corso di catalogazione).

Attuale collocazione:
Museo Archeologico Nazionale di Firenze.

Per approfondire: Scheda “Casale Marittimo: le statue di Casale Marittimo”, in Signori di Maremma. Elites etrusche fra Populonia e Vulci-Firenze, Firenze 2010, pp. 125-126.

Redazione della scheda: Stefano Anastasio (ultima revisione: 3/9/2024).

Stele di Poggio Colla

Stele in arenaria rinvenuta nel 2015 durante gli scavi condotti dal Mugello Valley Archaeological Project (Southern Methodist University, Texas e University of Pennsylvania). Riporta incisa un’iscrizione tra le più lunghe conosciute in lingua etrusca. Fu trovata all’interno di un tempio tardo-arcaico, reimpiegata nelle fondazioni dell’edificio. Nello stesso anno 2015, la stele fu sottoposta a una ripulitura da parte del Centro di Restauro, per permettere una successiva scansione 3D dell’intero manufatto.

La stele di Poggio Colla durante la pulitura nel 2015
La stele di Poggio Colla durante la pulitura, nel 2015 (immagine digitale, inv. SABAP-FI 31695).

Documentazione in archivio:

Immagini digitali: 26 del 2015.

Attuale collocazione: Museo Archeologico Comprensoriale di Dicomano.

Per approfondire: schede online “Segni nella Pietra. La Stele di Poggio Colla (Vicchio) esposta a Dicomano” e “La stele di Poggio Colla: quando parlano gli Etruschi”.

Redazione della scheda: Stefano Anastasio (ultima revisione: 3/9/2024).

SCULTURA IN TERRACOTTA
Cinerario Paolozzi

Urna funeraria fittile, rinvenuta da Giovanni Paolozzi nella necropoli di Dolciano, presso Chiusi, nel 1873. Entrato a far parte della collezione di famiglia, passò al Museo di Chiusi per testamento nel 1907. L’intervento di restauro, eseguito nel 2000, ha riguardato la pulitura, la ricomposizione dei frammenti e l’integrazione delle lacune. Sono state inoltre effettuate riprese, in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Ottica di Firenze, per elaborare immagini in cui fossero ben visibili le tracce di colore della decorazione.

Il cinerario al termine del restauro nel 2000
Il cinerario al termine del restauro, nel 2000 (diapositive, invv. SABAP-FI 27871, 27873, 27875, 27877).

Documentazione in archivio:

Negativi: 76, degli anni 1999-2000, non digitalizzate (dato provvisorio).

Diapositive: 33 del 2000, parzialmente digitalizzate. Mancano 46 diapositive di quelle registrate in elenco.

Attuale collocazione: Museo Archeologico Nazionale di Chiusi.

Per approfondire: Iozzo M., Venturini G., “Il Cinerario Paolozzi. Nuova lettura dopo il recente intervento di restauro”, in Kernos 46, 2002, pp. 51-58.

Redazione della scheda: Stefano Anastasio (ultima revisione: 3/9/2024).

Frontone di Luni

Frontone in terracotta facente parte della decorazione architettonica del grande tempio tuscanico di Luni (SP), del II secolo a.C., rappresentante un concilio di dei, con la dea Luna affiancata da Apollo, da un’altra divinità maschile nuda e da due figure femminili generalmente interpretate come muse. Tra 1992 e 2015 fu completamente restaurato il cosiddetto Frontone A, oggi esposto, mentre il restauro del Frontone B è ancora incompleto. La documentazione conservata presso il Centro di Restauro riguarda soprattutto interventi effettuati nel 2005.

Parte del Frontone durante il restauro
Parte del Frontone durante il restauro, nel 2014 (immagine digitale, inv. SABAP-FI 31427).

Documentazione in archivio:

Negativi: circa 280 degli anni Novanta del secolo scorso, non digitalizzati, in parte ancora da riscontrare.

Diapositive: 180 degli anni 1990, 1992 e 1995, parzialmente digitalizzate.

Immagini digitali:
357, degli anni 2002-2011 e 2013-2014.

Radiografie: 2 lastre RX del 1991.

Disegni: 2 cartelle e 2 rotoli di disegni su lucido, di grandi dimensioni (documentazione in corso di catalogazione).

Video: numerosi video U-matic (da quantificare), 1 video Betacam 1941 (date non indicate; documentazione in corso di catalogazione).

Attuale collocazione: Museo Archeologico Nazionale di Firenze.

Per approfondire: Paribeni E., Pallecchi P., Cecchi F., “Il frontone A di Luni: interventi conservative”, in Baldelli G., Lo Schiavo F., a cura di, Amore per l’antico. Dal Tirreno all’Adriatico, dalla preistoria al medioevo e oltre. Studi di Antichità in ricordo di Giuliano de Marinis, Roma 2014, pp. 193-202 / Bozzi Chiara, Architettura sacra a Luni. Dal Grande Tempio al Tempio della dea Luna, Roma 2022.

Redazione della scheda: Stefano Anastasio (ultima revisione: 11/10/2024).

Frontone di Pyrgi

Si tratta di una scultura in terracotta policroma del V secolo a.C., scavata tra 1957 e 1962 a Pyrgi, centro etrusco alle pendici dei Monti della Tolfa, nell’odierna frazione di Santa Severa del comune di Santa Marinella (Roma). Sono raffigurate immagini tratte dalla saga dei Sette contro Tebe. Ricomposto tra 1958 e 1971 da parte del laboratorio di restauro della Soprintendenza Archeologica dell’Etruria meridionale, fu successivamente trasferito a Firenze per essere sottosposto ad indagini diagnostiche e restauro. Nell’archivio del Centro di Restauro sono documentati interventi eseguiti negli anni 1982, 1983, 1985, 1988-1990.

Un frammento del frontone durante il restauro
Un frammento del frontone durante il restauro, nel 1989 (diapositive, inv. SABAP-FI 22010).

Documentazione in archivio:

Negativi: 9 del 1996, non digitalizzati (dato provvisorio, riscontro da completare).

Diapositive: 99 del 1989, 1990, più alcune senza data, parzialmente digitalizzate.

Attuale collocazione: Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia.

Per approfondire: Colonna G., Del Francia P.R., “Altorilievo mitologico dal Santuario di Pyrgi”, in Capolavori e restauri, Firenze 1986, pp. 257-258 / Cecchi F., Pallecchi P., “Il nuovo restauro: le indagini preliminari”, in L’altorilievo di Pyrgi, un restauro, Catalogo della mostra, Borgo di Artimino 9 giugno-28 luglio 1996, Carmignano 1996, pp. 14-15.

Redazione della scheda: Stefano Anastasio (ultima revisione: 3/9/2024).

Frontone di Talamone

Il frontone di Talamone è un raro esempio di frontone in terracotta risalente al 150 a.C., venuto alla luce alla fine del diciannovesimo secolo sul poggio Talamonaccio, nei pressi di Talamone (Orbetello, GR). Costituisce la parte superiore frontale dell’antico tempio etrusco di Talamonaccio, e raffigura un episodio della Tebaide, ossia il combattimento finale tra i fratelli Eteocle e Polinice, figli di Edipo e Giocasta, durante l’assedio di Tebe. L’archivio del Centro di Restauro conserva documentazione degli interventi eseguiti tra la fine degli anni Settanta e la metà degli anni Novanta del secolo scorso, e di interventi eseguiti nel 2006.

Un frammento del Frontone durante il restauro, nel 2016 (Immagine digitale, inv. SABAP-FI 31700).

Documentazione in archivio:

Diapositive: 12, degli anni 1978, 1982, 1994, parzialmente digitalizzate.

Immagini digitali: 28 del 2016.

Disegni: 2 cartelle e 2 rotoli di disegni su lucido, di grandi dimensioni (documentazione in corso di catalogazione).

Video: 26 video Betacam (date non indicate; documentazione in corso di catalogazione).

Attuale collocazione: Museo Archeologico Nazionale di Firenze.

Per approfondire: Pallecchi P., “Indagini sulle terracotte archeologiche di interesse archeologico: il frontone di Talamone”, in Vaccari M.G., a cura di, La scultura in terracotta. Tecnica e conservazione, Firenze 1996, pp. 240-245.

Redazione della scheda: Stefano Anastasio (ultima revisione: 11/10/2024).

Sarcofago degli Sposi del Louvre

Sarcofago in terracotta tra i meglio conservati della produzione etrusca, trovato a Cerveteri attorno al 1845 e datato alla fine del IV secolo a.C., rappresenta oggi uno dei principali pezzi della collezione di antichità italiche del Louvre. Prima dell’esposizione a Parigi, il sarcofago fu restaurato dal Centro di Restauro. L’archivio del Centro conserva soprattutto una ricca documentazione fotografica dell’intervento, realizzato nel 1979.

Particolari del restauro del sarcofago del 1979
Particolari del restauro del sarcofago del 1979 (immagine digitale da diapostive, inv. SABAP-FI 30988).

Documentazione in archivio:

Diapositive: 229, del 1979, non digitalizzate e in corso di catalogazione.

Video: 1 video U-matic (data non indicata; documentazione in corso di catalogazione).

Ulteriore documentazione: una cartella contenente appunti, una relazione dattiloscritta, schede di restauro, corrispondenza, stampe di fotografie in bianco e nero, relative al progetto di restauro (numero scritto sulla cartella: 161).

Attuale collocazione: Parigi, Musée du Louvre.

Per approfondire: scheda online del Museo del Louvre “Sarcophage des époux” / Briguet M.-F., Le Sarcophage des époux de Cerveteri du Musée du Louvre (Monumenti etruschi 4), Firenze 1989 / Nadalini G., “Le sarcophage des Époux du musée Campana de Cerveteri à Paris: Histoire d’une découverte dissimulée”, in Anabases 24, 2016, pp. 15-26.

Redazione della scheda: Stefano Anastasio (ultima revisione: 1/10/2024).

CERAMICA A VERNICE NERA E A VERNICE ROSSA
Cratere di Euphronios

Si tratta di un grande vaso a volute in ceramica attica a figure rosse, datato alla fine del VI secolo a.C., utilizzato per miscelare vino, miele e acqua, facente parte della Collezione Bacci e proveniente da una tomba non meglio identificata della Valdichiana. Il vaso è oggi uno dei pezzi più pregiati delle collezioni del Museo Archeologico Nazionale “Gaio Cilnio Mecenate” di Arezzo. Il Centro di Restauro effettuò un restauro del vaso tra 1986 e 1988, corredandolo anche di riprese radiografiche e prospezioni ultraviolette.

Il Cratere di Euphronios prima del restauro del 1986
Il Cratere di Euphronios prima del restauro del 1986 (diapositive, invv. SABAP-FI 21306-21309).

Documentazione in archivio:

Diapositive: 33, del 1986 e 1989, parzialmente digitalizzate.

Radiografie: 11 lastre RX del 1986.

Video: 6 video U-matic (date non indicate; documentazione in corso di catalogazione).

Attuale collocazione: Museo Archeologico Nazionale “Gaio Cilnio Mecenate” di Arezzo.

Per approfondire: Zamarchi Grassi P., Del Francia P.R., “Euphronios, cratere a volute”, in Capolavori e restauri, Firenze 1986, pp. 227-228 / Cecchi F., Pallecchi P., “Il restauro del Cratere di Euphronios”, in Il Cratere di Euphronios. Atti del seminario internazionel di studi, Arezzo 27-28 maggio 1990, Firenze 1992, pp. 15-17 / Pallecchi P., 1994, “Il Cratere di Euphronios del Museo Archeologico Nazionale di Arezzo: Contributo sulla conoscenza dei materiali e delle tecnologie”, in Burragato F., Grubessi O., Lazzarini L., a cura di, 1st European workshop on archaeological ceramics, 1994, pp. 527-534.

Redazione della scheda: Stefano Anastasio (ultima revisione: 2/10/2024).

Cratere François

Uno dei maggiori capolavori della ceramica attica a figure nere, della prima metà del VI secolo a.C., è uno dei reperti principali delle collezioni del Museo Archeologico Nazionale di Firenze. Già distrutto prima del ritrovamento ottocentesco, il vaso è oggi ricomposto con i frammenti superstiti e integrato. L’archivio del Centro di Restauro conserva documentazione soprattutto dell’intervento eseguito tra 1971 e 1973, quando furono condotte analisi radiografiche e foto a raggi ultravioletti. Successivamente, il vaso fu sottoposto a ulteriori interventi, specialmente nel 1981 e nel 1986.

Un dettaglio della decorazione fotografato nel 1976 e la scheda delle lastre radiografiche eseguite nel 1973
La fotografia di un dettaglio della decorazione fotografato nel 1976, e la scheda delle lastre RX eseguite nel 1973 (a sx, diapositiva, inv. SABAP-FI 14788; a dx schede RX, invv. CDR 89-115).

Documentazione in archivio:

Diapositive: 5 del 1976, digitalizzate.

Radiografie: 27 lastre RX del 1973.

Video: 1 video U-matic (data non indicata; documentazione in corso di catalogazione).

Attuale collocazione: Museo Archeologico Nazionale di Firenze.

Per approfondire: Cristofani M., Giachetti , Bini M., “Il restauro 1973”, in Bollettino d’Arte I serie speciale, anno LXII, 1981, pp. 101-113

Redazione della scheda: Stefano Anastasio (ultima revisione: 2/10/2024).

SCULTURA IN OSSO E AVORIO
Letto di Amplero

Letto in legno, rivestito in osso, databile al II secolo a.C. e trovato nel 1969 in una tomba della necropoli del Cantone presso Collelongo (Abruzzo). Si compone di oltre 700 frammenti. Fu restaurato dal Centro di Restauro nel 1989, facendo ricorso anche a indagini diagnostiche con osservazioni a microscopia elettronica a scansione e ottica a luce riflessa.

Un’immagine del letto restaurato nel 1989 e la ricostruzione grafica di una gamba
Un’immagine del letto restaurato nel 1989 e la ricostruzione grafica di una gamba (immagine digitale da pubblicazione, inv. SABAP-FI 32319).

Documentazione in archivio:

Diapositive: 75, del 1989-1990, non digitalizzate.

Disegni: 4 cartelle e 1 rotolo di disegni su lucido, di grandi dimensioni, in corso di inventariazione.

Video: oltre 50 video U-matic (date non indicate; documentazione in corso di catalogazione).

Attuale collocazione: Museo Archeologico di Chieti.

Per approfondire: Letta C. et alii, “Il letto funerario in osso dalla Valle d’Amplero presso Collelongo (AQ)”, in Appunti di restauro, Firenze 1998, pp. 103-125.

Redazione della scheda: Stefano Anastasio (ultima revisione: 5/9/2024).

OREFICERIA

Anfora di Baratti

Anfora d’argento, verosimilmente prodotta ad Antiochia, naufragata in antichità nelle acque di Baratti, presso Piombino (LI), dove fu casualmente rinvenuta nel 1968. Il restauro si svolse presso il Centro di Restauro di Firenze tra 1972 e il 1982, e riguardò principalmente la pulizia delle incrostazioni calcaree e il raddrizzamento delle superfici deformate.

Immagini dell’anfora durante e dopo il restauro
L’anfora durante (1980) e dopo (2012) il restauro (diapositive, invv. SABAP-FI 31749, 3976, 3978).

Documentazione in archivio:

Negativi: 12, senza data, non digitalizzati.

Diapositive: 177, degli anni 1980, 1988, 1990 (alcune senza data), parzialmente digitalizzate.

Immagini digitali: 6 del 2011.

Radiografie: 3 lastre RX, di cui due del 1974 e una del 1981.

Disegni: 1 rotolo di disegni su lucido 1:1, in corso di catalogazione.

Video: 1 video Unicam (data non indicata; documentazione in corso di catalogazione).

Attuale collocazione: Museo archeologico del territorio di Populonia a Piombino.

Per approfondire: De Tommaso G., Murolo C., Il naufragio di un mondo. L’anfora argentea di Baratti, Firenze 2011.

Redazione della scheda:
Stefano Anastasio (ultima revisione: 5/9/2024).

Candelabro di Cortona

Lampadario in bronzo, decorato su vari registri, rinvenuto nel 1840 presso Fratta, vicino a Cortona. La datazione più comunemente accettata è alla fine del IV secolo a.C., ed è considerata la realizzazione di bronzisti della zona di Orvieto. L’archivio del Centro di Restauro conserva documentazione dell’intervento effettuato tra 1987 e 1989.

Un dettaglio del candelabro durante il restauro
Un dettaglio del candelabro, durante il restauro del 1988 (diapositiva, inv. SABAP-FI 21193).

Documentazione in archivio:

Diapositive: 18, del 1988, parzialmente digitalizzate.

Radiografie: 3 lastre RX del 1987.

Video: 1 video U-matic (data non indicata; documentazione in corso di catalogazione).

Attuale collocazione: Accademia Etrusca di Cortona.

Per approfondire:
Pecchioli R., Giorgetti F., Miccio M., Pallecchi P., “Indagini sul Lampadario etrusco di Cortona”, in Studi Etruschi vol. LV, serie III, 1989, pp. 246-248 / Bruschetti P., Paolucci G., Il lampadario di Cortona. Dal collezionismo delle origini alle raccolte contemporanee, Monza 2022.

Redazione della scheda: Stefano Anastasio (ultima revisione: 2/10/2024).

PITTURE PARIETALI
Intonaci dipinti di Fiesole

Durante i lavori di ristrutturazione di un edificio a Fiesole, nel 1986, fu rinvenuto un notevole complesso monumentale di età ellenistica, utilizzato fino a tutto il periodo romano (fine IV secolo d.C.). Alla fine del I secolo a.C. risale un importante contesto di intonaci dipinti, con architetture prospettiche e raffigurazioni dionisiache, che furono oggetto di restauri da parte del Centro di Restauro tra il 1986 e i primi anni Novanta del secolo scorso.

Alcuni schizzi degli affreschi di Fiesole conservati nell’archivio del Centro di Restauro
Alcuni schizzi degli affreschi di Fiesole conservati nell’archivio del Centro di Restauro (disegni, senza data: documentazione in corso di catalogazione).

Documentazione in archivio:

Diapositive: 41, degli anni 1986, 1989, 1990, 1993, non digitalizzate.

Disegni: 1 cartella contenente numerosi disegni su carta e su lucido, in scala 1:1 e ridotta (documentazione in corso di catalogazione).

Video: 27 video U-matic (date non indicate; documentazione in corso di catalogazione).

Attuale collocazione: Museo Civico Archeologico di Fiesole.

Per approfondire:
Pallecchi P., “Intonaci dipinti. Caratterizzazione dei materiali e stato di conservazione”, in Archeologia urbana a Fiesole. Lo scavo di via Marini-via Portigiani, Firenze 1990, pp. 327-329.

Redazione della scheda: Stefano Anastasio (ultima revisione: 5/9/2024).

ARCHEOLOGIA SUBACQUEA
Relitto del Pozzino

Il relitto del Pozzino nel Golfo di Baratti (Piombino, LI) fu localizzato nel 1974. Si tratta di una nave romana del II secolo a.C., il cui carico si è rivelato di particolare interesse in quanto comprendeva una sorta di “emporio medico” viaggiante, con prodotti farmaceutici e cosmetici, oltre a vini e spezie. Una prima prospezione del giacimento fu effettuata nel 1982, cui fece seguito lo scavo, da parte della Soprintendenza Archeologica della Toscana, nel 1989. Il restauro dei vari materiali del carico si protrasse fino agli inizi degli anni Novanta del secolo scorso.

Due diapositive di resti lignei dal relitto del Pozzino
Due diapositive di resti lignei dal relitto del Pozzino, fotografati nel 1992 (diapositive, invv. SABAP-FI 22803 e 22804).

Documentazione in archivio:

Diapositive:
79, del 992, parzialmente digitalizzate.

Radiografie: 79 lastre RX, effettuate negli anni 1982, 1989 e 1991.

Video: 24 video U-matic (date non indicate; documentazione in corso di catalogazione).

Attuale collocazione: Depositi archeologici della SABAP-PI.

Per approfondire: Giachi G., Pallecchi P., Romualdi A., “Ingredients of a 2,000-y-old medicine revealed by chemical, mineralogical, and botanical investigations”, in Proceedings of the National Academy of Sciences 110/4, 2013,pp. 1193-1196.

Redazione della scheda: Stefano Anastasio (ultima revisione: 6/9/2024).

MATERIALI DI PROVENIENZA EXTRA-EUROPEA
Collezioni egizia e vicinorientale del Museo Archeologico Nazionale di Firenze

Il Museo Archeologico Nazionale di Firenze conserva una ricchissima collezione egizia e una più piccola ma comunque significativa collezione di reperti mesopotamici, anatolici e iranici. Nel tempo, numerosi sono stati gli interventi di restauro su reperti delle due collezioni. In particolare, per i reperti egizi si conserva un importante gruppo di lastre radiografiche, relative sia a mummie che a reperti di scavo, effettuate tra gli anni Settanta e la fine del secolo scorso. Tra i materiali mesopotamici, si segnala un’importante sessione fotografica della raccolta di tavolette cuneiformi, effettuata nel 1975, prima e dopo il loro restauro e che documenta lo stato originario di conservazione anche di alcune tavolette oggi non più conservate.

Radiografie di alcuni reperti egizi e fotografie di tavolette cuneiformi del Museo
Radiografie di alcuni reperti egizi e fotografie di tavolette cuneiformi del Museo (invv. CDR 176 [RX] e 1003 [tavolette cuneiformi]).

Documentazione in archivio:

Negativi: 530, del 1975, non digitalizzati, relativi ai reperti vicinorientali.

Diapositive: 96, degli anni 1974-1989, parzialmente digitalizzate, relative ai reperti egizi; 66, del 1976, parzialmente digitalizzate, relative ai reperti vicinorientali.

Radiografie: 185 lastre RX, degli anni 1971-1975 e 1980-1990, relative ai reperti egizi.

Video: numerosi video U-matic relativi ai reperti egizi (documentazione in fase di catalogazione).

Attuale collocazione: Museo Archeologico Nazionale di Firenze.

Per approfondire: Guidotti M.C., Museo egizio di Firenze. Capolavori e dintorni, Livorno 2015 / Guidotti M.C., Lo Schiavo F., Pierobon Benoit R., a cura di, Egeo, Siria e Mesopotamia. Dal collezionismo allo scavo archeologico. In onore di Paolo Emilio Pecorella, Livorno 2007.

Redazione della scheda: Stefano Anastasio (ultima revisione: 6/9/2024).

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